La Tanzania è il paese più esteso dell’Africa orientale, occupa un’area di circa 945mila kmq, si trova sulla costa orientale dell’Africa e confina a nord con il Kenya e l’Uganda, ad ovest con il Rwanda, il Burundi e la Repubblica Democratica del Congo, a sud con lo Zambia, il Malawi ed il Mozambico, ad est con l’Oceano Indiano. Il territorio è quasi interamente costituito da un altopiano, in parte semi-desertico e in altre zone coperto dalla savana e da radi arbusti.

Alle condizioni geografiche estremamente varie del paese va imputata l’esistenza di diverse regioni climatiche. La quota elevata dell’altopiano tempera notevolmente quello che sarebbe altrimenti un clima tropicale.

La popolazione della Tanzania si attesta attorno ai 37 milioni di individui e il 95% vive di agricoltura di pura sussistenza, granoturco, segale, patate.

L’area che attualmente costituisce il territorio tanzaniano deriva dall’unione di Tanganika (la parte continentale dello stato) con l’arcipelago di Zanzibar, che nel 1964 si unirono grazie a Julius Nyerere formando la Repubblica Unita di Tanzania. Precedentemente l’area era stata colonia tedesca negli anni dal 1880 al 1919, passando successivamente sotto l’amministrazione del Regno Unito. Ottenuta l’indipendenza, la situazione fu presa in mano dal carismatico Julius Nyerere, che applicò una politica di socialismo radicale: l’economia fu nazionalizzata e le classi abbienti furono pesantemente tassate nel tentativo di ridistribuire le ricchezze del paese. Alla presidenza di Nyerere è seguita l’ascesa al potere di Benjamin Mkapa e un aggravarsi della situazione politica, fino a quel momento relativamente stabile, a causa delle correnti indipendentiste provenienti dalle popolazioni di Zanzibar, nonché da ondate di profughi ruandesi in fuga dai combattimenti che infuriavano nel loro paese.

Nel 1996 il governo Mkapa rilasciò una dichiarazione ufficiale, appoggiata dalle Nazioni Unite, in cui sosteneva che i profughi ruandesi si sarebbero allontanati dalla Tanzania ma, tra episodi estremi di violenze e stupri, migliaia di persone sono tuttora presenti.

Nell’agosto del 1998 alcuni terroristi fecero esplodere una bomba nelle ambasciate statunitensi di Dar es Salaam e di Nairobi, uccidendo più di 250 persone e ferendone oltre 5000. Queste tensioni non hanno certamente aiutato il paese, già destabilizzato dai perduranti dissapori tra le diverse tribù.

Attualmente il nome ufficiale dello stato è United Republic of Tanzania di ordinamento politico Repubblicano con a capo il presidente Jakaya Kikwete eletto il 21 dicembre 2005.

Le lingue più comunemente parlate sono lo swahili e l’inglese, le religioni cristiana e musulmana le più diffuse; la moneta è lo scellino tanzaniano.

L’economia dipende in gran parte dall’agricoltura, che pesa per circa 60% del PIL, costituisce l’85% delle esportazioni e impiega l’80% della forza lavoro.

La Tanzania è classificata dalla Banca Mondiale fra i 10 paesi più poveri del mondo, a dispetto dell’enorme dotazione di ricchezze naturali, di una posizione geograficamente favorevole per l’accesso al mercato internazionale, di un ambiente pacifico e politicamente stabile e di uno spiccato senso d’identità nazionale.

Istruzione e formazione

Come in molti paesi africani l’istruzione e la formazione fu demandata alle istituzioni religiose islamiche e cristiane, che hanno avuto un ruolo importante nel processo di alfabetizzazione, infatti i primi centri missionari si dedicarono all’istruzione stabilendo buoni livelli di alfabetizzazione.

Tra il 1880 e il 1919 l’area della Tanzania fu colonizzata dai tedeschi, i quali introdussero molte innovazioni, costruirono ferrovie, strade e città, e introdussero nuove tecniche di coltivazione; fu

favorita la formazione di funzionari locali garantendo un’istruzione di nicchia e quindi trascurando l’alfabetizzazione della popolazione.

Successivamente al 1919, quando subentrò il governo inglese, esso promosse una più chiara politica di istruzione per le comunità africane, promuovendo un vero programma di istruzione piuttosto che programmi di alfabetizzazione. Il sistema scolastico tanzaniano è quindi di stampo anglosassone e prevede sette anni di scuola elementare obbligatoria e sei anni di scuola secondaria per poter accedere all’università.

I dati dell’ UNICEF mostrano che l’83,7% dei bambini si iscrive a scuola in ritardo oltre i 7 anni, tra gli iscritti alle elementari che proseguono fino alle superiori la percentuale si abbassa significativamente fino al 7% (la Tanzania presenta il più basso tasso d’iscrizione alle scuole secondarie al mondo: 1 studente su 2500). Le Università, che hanno corsi di durata tra i 3 ed i 4 anni, sono insufficienti e sono concentrate in poche città, per cui gli studi comportano costi molto elevati. Il governo concede l’iscrizione gratuita solo a coloro i quali hanno avuto dei risultati eccezionali.

Gli Atenei con la Facoltà di Medicina e Chirurgia sono pochi e mal distribuiti sul territorio: Muhimbili University of Health and Allied Sciences a Dar es Salaam (università statale con una buona offerta di scuole di specializzazione); Hubert Kairuki Memorial University e International Medical and Technological University, entrambe private e situate a Dar es Saalam; Catholic University of Health and Allied Sciences a Mwaza, Kristian Medical Center a Mosci

Situazione sanitaria

Il sistema sanitario in Tanzania presenta la classica impostazione di molti Paesi africani e dopo la dichiarazione di Alma Ata del 1978 ha assunto l’approccio della cosiddetta Primary Health Care, un sistema sociosanitario tendente a soddisfare i bisogni di salute della popolazione in modo integrale, tenendo conto di tutti i fattori che influiscono negativamente o positivamente su di essa. Le aree sanitarie previste sono la salute materno-infantile, le vaccinazioni contro le più importanti malattie infettive, la diagnosi e il trattamento delle malattie più comuni e i servizi d’urgenza per la chirurgia, la traumatologia, l’ostetricia, il rifornimento di acqua ‘pulita’, l’educazione sanitaria e la promozione della salute.

La zona dell’Ukinga (il distretto di Makete) è molto povera e il territorio poco ospitale (montagne ripide, strade sterrate che diventano pericolose durante la stagione delle piogge). Per questo motivo da decenni gli uomini emigrano per il lavoro stagionale nelle piantagioni di thè, riso, agave e questo fenomeno ha contribuito all’indebolimento della famiglia e al diffondersi della drammatica epidemia di HIV/AIDS. Nel distretto di Makete sono stati censiti oltre 14.000 orfani che viono soli, con i nonni o con i parenti.

La situazione sanitaria risente del numero insufficiente di medici e della loro inadeguata formazione. Inoltre molte funzioni mediche vengono assunte dai Clinical Officers e dagli Assistant Medical Officers, figure intermedie che hanno frequentato un corso di studi di soli tre anni e che spesso invece di affiancare i medici si ritrovano a sostituirli.

Un altro aspetto problematico è rappresentato dalle significative differenze tra le città e le zone rurali, che richiederebbero interventi diversificati. A titolo di esempio, la media regionale di mortalità infantile sotto i cinque anni è del 165 per mille, nei villaggi essa raggiunge il 230 per mille mentre nelle città la percentuale è notevolmente inferiore. Le città offrono più servizi, personale espatriato, più accesso e reperibilità dei farmaci e mediamente più attività economica (quindi anche maggiore possibilità di potersi permettere le cure); ad aggravare la situazione si aggiunge anche la malnutrizione, terreno di base di molteplici malattie e più frequente nelle zone rurali.

Epidemiologia

La speranza di vita alla nascita è del 44%, e la vita media è di 47 anni (contro i 52 del 1990) La causa del recente decremento dei valori di speranza di vita è la diffusione del virus HIV/AIDS, che colpisce soprattutto la popolazione fra i 15-59 anni; infatti si registra un tasso dell’8,8% di diffusione di HIV e AIDS. Il livello di mortalità infantile è alto, comunque coerente con il livello medio degli altri paesi dell’Africa Sub-Sahariana. La diffusione crescente del virus dell’HIV/AIDS ha contribuito notevolmente all’aumento della domanda di un’assistenza sanitaria equamente distribuita fra la popolazione.

Dati epidemiologici della Tanzania hanno evidenziato le seguenti 10 principali cause di morte in Tanzania nel 2010:

Le 10 cause di morte in Tanzania
(dati del 2010)
1. Cancro 15%6. HIV 3%
2. Ischemia 13%7. Decessi per diarrea 3%
3. Ictus 11%8. Incidenti 3%
4. Broncopneumopatia ostruttiva6%9. Tubercolosi 2%
5. Infezioni basse vie respiratorie 5%10. Malaria 2%